I diritti dei migranti subsahariani schiacciati tra Marocco e Ue

01/11/2018

Serena Chiodo, Lorenzo De Blasio, Il Manifesto

Merce di scambio. Arresti, deportazioni, schedature su base razziale. Da Bruxelles arrivano 140 milioni per fermare «l’immigrazione irregolare». E Rabat sposa la linea dura

Il tentativo da parte dei migranti di superare la recinzione di Melilla, con la polizia spagnola in attesa

 

In occasione dell’11ma World Policy Conference, tenutasi a Rabat lo scorso weekend, il ministro degli Esteri spagnolo Joseph Borell ha confermato l’approvazione del fondo Ue di 140 milioni di euro da destinare al Marocco, sollecitato dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez durante il vertice dei capi di governo dell’Unione europea, svoltosi a Bruxelles il 17 e 18 ottobre, per il «controllo dell’immigrazione irregolare».

«Tutto ciò che il Marocco fa per proteggere i suoi confini e affrontare i flussi migratori gli costa caro. E dato che questo ha un valore per gli europei, ha senso contribuire a tali costi. Non lo facciamo forse già con la Libia e la Turchia?». Così Borrell, palesando – se ce ne fosse ancora bisogno – come le persone migranti e i loro diritti siano ormai diventati tema di accordi e scambi economici tra paesi.

Il Marocco ha assunto un ruolo centrale nel controllo delle partenze dei migranti subshariani, in particolare da quando, con il blocco della rotta balcanica e la politica sempre piu chiusa dell’Italia, la Spagna è diventata la principale porta d’ingresso in Europa: secondo i dati dell’Oim, da inizio anno 42.500 persone hanno raggiunto l’Europa passando per la penisola iberica; 433 persone sono morte nel tentativo. A 54.000 persone, stando ai dati governativi, il Marocco ha impedito di raggiungere l’Europa. «I migranti sono costretti a ricorrere a contatti e mezzi sempre piu pericolosi, per sfuggire alla politica ogni giorno piu severa sia dell’Europa che del Marocco», ha evidenziato in una nota il presidente dell’Association marocaine des droits humains (Amdh) Omar Naji.

Su una pratica che si sta diffondendo pericolosamente, gli arresti e le deportazioni arbitrarie dei migranti subsahariani, focalizza l’attenzione il Groupe antiraciste de défense et d’accompagnement des étrangers et migrants (Gadem) nel report Coûtes et blessures, presentato pochi giorni fa a Rabat: tra luglio e settembre sarebbero 6500 le persone arrestate nelle zone frontaliere del nord, principalmente vicino a Ceuta e Melilla, le enclave spagnole in territorio marocchino. Dati al ribasso, secondo l’Amdh, che denuncia 4700 fermi da agosto solo nella città di Nador.

Sulla barriera di Ceuta (Afp)

«Arrestano i neri», sintetizza un uomo proveniente dalla Guinea Conakry, intervistato dal Gadem. Sono le prassi di racial profiling compiute dalla polizia. Raggiunte per strada, nei negozi, addirittura prelevate dalle proprie case, le persone vengono portate in commissariato e sottoposte ai rilievi fotodattiloscopici. «Le pratiche di fermo, identificazione e allontanamento riguardano tutti i neri», conferma il Gadem, aggiungendo che «non vengono verificati i documenti»: la polizia arresta anche minori, richiedenti asilo e persino persone già in possesso di permesso di soggiorno. Senza alcuna informazione le persone vengono poi condotte, ammanettate, su autobus diretti verso Tiznit, Beni Mellal, Agadir, Casablanca, Errachidia e perfino Dakhla, a 1950 km da Tangeri, in un viaggio forzoso condotto in condizioni precarie, senza cibo né soste, che termina lontano dai centri abitati. Non mancano violenze e furti commessi dalle forze dell’ordine.

È la diretta conseguenza delle sollecitazioni europee, come denuncia il Gadem. E il governo di Rabat sembra deciso a utilizzare quanto più possibile la situazione. Lo scorso 21 ottobre più di 350 persone hanno tentato di scavalcare le alte recinzioni di Melilla e ciò è stato subito usato come pretesto da Rabat per ribadire l’impegno nella «lotta contro l’immigrazione irregolare». In linea con la politica intrapresa con l’Ue, le autorità marocchine hanno comunicato che rimpatrieranno tutti i «migranti subshariani che hanno partecipato ai fatti di Melilla»: si tratta di 141 persone arrestate durante l’”assalto” e 55 delle 209 che, pur riuscendo a passare sono poi state rimandate indietro dal governo spagnolo.